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Esistono numerosissime frasi fatte ed espressioni di uso comune sul sonno e sul riposo. Tra queste la più conosciuta è di sicuro “Dormire come un ghiro”, riferita ad una persona che dorme molto, godendo di un riposo particolarmente profondo. L’uso è talmente radicato nella nostra cultura che spesso e volentieri il ghiro è visto come l’ideale rappresentante del buon riposo. Ma perché si dice così? E perché alcune persone dormo “come ghiri” e altre no?

Il pigro ghiro

Cominciamo dalle basi, cosa è il ghiro? Il ghiro (Glis glis) è un piccolo animale notturno, in particolare un roditore imparentato strettamente agli scoiattoli. Anche se ricorda molto i topi. Le sue dimensioni sono di circa 30 centimetri, di cui quasi la metà spettano alla lunga e folta coda, tenuta sempre dritta. Il corpo è davvero simile a quello degli scoiattoli, ma più paffuto, mentre la forma della testa ricorda i topi. Il suo colore è grigio-castano, con il ventre bianco.

Avendo abitudini notturne, il ghiro passa la giornata a dormire, arrotolato in cavità di alberi o in anfratti dalla forma circolare, dai quali esce solo dopo il tramonto e rientra prima dell’alba. In aggiunta, è un animale che va in ibernazione per circa 6 mesi ogni anno, di conseguenza trascorre quasi i ¾ della sua vita dormendo. Pertanto definire una persona “ghiro”, a differenza di quanto avviene per altri luoghi comuni, è un paragone estremamente calzante.

Il paragone umano

Ritorniamo al mondo umano, perché esistono persone che riescono a dormire come ghiri? La spiegazione è stata data da uno studio pubblicato su Current Biology, nel 2010. Nel quale si è dimostrato che i neuroni a fuso agiscono come un “isolante acustico” per il nostro cervello. Il ricercatore della Harvard Medical School, Jeffrey Ellebogen ha condotto uno studio su 12 persone che ha fatto dormire nel suo laboratorio, per 3 notti. Durante le quali ha cercato di disturbare il loro sonno con i rumori più disparati, verificando l’effetto sui soggetti in esame.

La lettura delle onde cerebrali ha dimostrato che la capacità di dormire, nonostante il rumore, è legata alla quantità di neuroni a fuso presente in un soggetto. Un maggior numero di questi è un buon biglietto per sonni lunghi e imperturbabili. Resta un segreto della natura il perché alcuni individui abbiano un maggior numero di neuroni fusiformi, mentre altri meno. Il dottor Ellebogen si è detto fiducioso di riuscire, attraverso lo studio di questi neuroni, di riuscire a migliorare la qualità del riposo di molte persone. Prevenendo le interruzioni di sonno che sono sempre più frequenti nella nostra società.

Sarà possibile quindi dormire tutti come ghiri?

L’attività dei neuroni a fuso, la loro produzione e funzionamento, sono fenomeni assolutamente naturali, parte dei nostri processi fisiologici. Agendo sul loro operato, secondo i ricercatori, sarà possibile indurre un riposo perfetto per chi soffre di disturbi del sonno, per coloro che dormono poco e male, ma soprattutto per chi ha un sonno eccessivamente leggero. Tutto questo in modo assolutamente efficace. In aggiunta: lo studio dei neuroni a fuso può apportare nuove scoperte sugli studi di tolleranza al rumore.

In conclusione: grazie alla ricerca sarà possibile per tutti dormire come ghiri, in futuro. Per adesso il miglior metodo per avere un sonno profondo e ristoratore è scegliere un buon materasso in memory.

 

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