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La medicina del sonno si occupa di studiare il riposo. Particolarmente incentrandosi sui disturbi che possono peggiorare o ridurre la sua qualità, rendendo minore il benessere che deriva normalmente da un corretto riposo. In questo articolo ci concentreremo su uno dei disturbi connessi al riposo: la sindrome da apnea notturna o SAHS (sleep apnea-hypoapnea syndrome).

Cosa è la sindrome da apnea notturna?

Con questo nome si definiscono dei disturbi del riposo. Caratterizzati sia dalla sospensione del respiro (apnea) per un periodo che può durare anche diversi secondi, o, alternativamente, dalla riduzione della frequenza respiratoria (ipoapnea). Per esserne affetti è stato calcolato, attraverso ricerche e studi mirati, che bisogna manifestare almeno 10 – 15 episodi di questo tipo per ogni notte. Questi comportano una riduzione della saturazione d’ossigeno nell’organismo.

Sintomi connessi alla SAHS possono essere quindi, oltre alla bassa qualità del sonno, la difficoltà ad addormentarsi la sera, che porta a volte a eccessiva sonnolenza diurna, senso di affaticamento, problemi di memoria e concentrazione. Altro sintomo identificativo della sindrome da apnea notturna può essere l’eccessivo russamento, causato dalle difficoltà respiratorie.

Le cause e i soggetti più a rischio di apnea notturna

Esistono due diversi tipi di apnea notturna:

  • Apnea notturna centrale. Causata da un disturbo dei centri nervosi che controllano la respirazione, in questi casi si verifica un arresto dell’impulso nervoso che fa contrarre e distendere i muscoli respiratori. Si presenta in diverse forme, la più nota è detta “Sindrome di Ondina”. Mentre menzione a parte merita la “Sindrome da morte nella culla”, che rappresenta un disturbo più grave, riconducibile ad essa. Sono comunque forme rare, dovute solitamente alla comparsa di patologie neurologiche.
  • Apnea notturna ostruttiva. La più diffusa, colpisce circa il 3% della popolazione mondiale. Con maggiore incidenza nei soggetti maschili (4%) rispetto a quelli di sesso opposto (2%), si caratterizza per l’improvviso blocco delle vie respiratorie, dovuto a cause meccaniche. Al fine di distinguerla dall’altra forma si identifica con l’acronimo OSAS Obstructive Sleep Apnoea Syndrome. In questa forma alcune strutture della gola collassano all’interno del canale respiratorio e provocano l’occlusione meccanica della via aerea, causando una crisi di soffocamento.

Come già anticipato entrambi questi disturbi hanno un’incidenza assai limitata. Nonostante questo esistono categorie di soggetti più a rischio di altri. Fattori come l’età avanzata, l’obesità e l’ipertensione aumentano il rischio che si manifestino disturbi respiratori del riposo. Altri fattori, secondari a quelli appena citati. Sono l’ostruzione delle cavità nasali, l’ipotirodismo e l’utilizzo di sedativi, uniti ad una posizione di riposo supina.

La rete a doghe può ridurre i sintomi

Come ogni patologia del riposo il consiglio migliore che può essere dato è quello di rivolgersi a personale medico specializzato. Poiché nulla può valere come un parere professionale di un medico. Tuttavia l’uso di una rete a doghe adeguata, ossia che abbia la possibilità di essere regolata elettricamente, può ridurre il rischio di sviluppo delle apnee notturne.

Infatti una corretta posizione di riposo, supini con il tronco sollevato, può facilitare la respirazione notturna. Diminuisce così il rischio di sviluppare la OSAS, oltre che essere un valido aiuto per chi ne è affetto.

 

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